Laboratorio di chimica forense: funziona proprio come in CSI?

Prima di tutto una premessa: per chimica forense si intende l’applicazione di principi scientifici e di analisi chimiche volta alla risoluzione di questioni legali. Un ottimo modo per identificare sostanze note e non e per tracciarne la loro origine, visto che quando viene commesso un crimine vengono lasciate delle prove.

Vediamo di seguito alcune pratiche che spesso vengono utilizzate dagli addetti ai lavori in relazione agli indizi riscontrati sul luogo del misfatto.

1. Sangue nascosto

L’investigatore deve fare i conti con la furbizia di chi ha commesso, ad esempio, un omicidio: l’assassino ha avuto tempo di ripulire l’area coinvolta. Occorre fare un lavoro certosino e verificare la presenza di tracce di sangue non visibili ad occhi nudo.

Nel test di Kastle-Meyer, è sufficiente toccare un tampone di cotone in un punto in cui potrebbe esserci sangue, far gocciolare la soluzione di Kastle-Meyer su di esso e osservare quanto velocemente il tampone diventa rosa: se bastano pochi secondi si tratterà di sangue.
Questo test è efficace perché il ferro contenuto nell’emoglobina funge da catalizzatore, velocizzando il passaggio della fenolftaleina chimica da incolore a rosa a causa della perdita di elettroni.

Il test Kastle-Meyer è efficace per il sangue su piccole macchie, ma non su una vasta area. In questo caso, è possibile utilizzare il luminol: una volta spruzzato sul sangue permetterà che questo si illumino al buio. Successivamente, fotografando il modello di sangue si potrà risalire secondo quali modalità la vittima è stata uccisa.
Anche in questa circostanza il ferro permette di accellerare la perdita di elettroni da parte del luminol: il risultato è la produzione di un’altra sostanza chimica che ha molta energia extra e in grado di emanare luce per circa una trentina di secondi.

Come il test Kastle-Meyer, il luminolo può dare falsi positivi se reagito con metalli, verdure e altre cose. Il luminolo può anche rendere la macchia di sangue più difficile da analizzare o distruggere i marcatori genetici del sangue che aiutano a identificare la vittima, rendendo preferibili altri test.

2. Impronte digitali

Un ladro che ha aperto una finestra per scappare lasciando delle impronte perfettamente modellate: olio, sudore e ed elementi come la sporcizia aiutano a tracciare le creste del dito.

Le normali polveri per impronte digitali si attaccano facilmente alle impronte se si trovano su una superficie liscia. Ma non funzionano altrettanto bene su alcune plastiche, su superfici ruvide come il cartone o su superfici bagnate e appiccicose.

Per queste situazioni, esistono altri metodi che sfruttano il modo in cui le diverse sostanze chimiche reagiscono con l'impronta digitale e i suoi componenti chimici. Ad esempio, si può manca qualcosa un'impronta digitale ai vapori della super colla, che si attaccheranno all'impronta digitale e si solidificheranno.

3. Droghe

Quando mescoli determinati farmaci con determinate sostanze chimiche, ottieni un'altra sostanza chimica che ha un colore caratteristico.

Grazie a rapidi "test del colore" si possono riconoscere potenziali farmaci:

• Il test Marchese diventa viola in presenza di eroina, morfina o oppio; marrone arancio con anfetamine.
• Il test di Scott diventa blu con la cocaina.
• Il test di Van Urk diventa viola con l'LSD


Tuttavia, questi test da soli possono solamente indicare verso quale direzione spostarsi e non sono infallibili poiché non sono specifici per un composto farmacologico.

Dal momento che ogni dubbio va fugato, è consigliabile confermare i risultati con metodi più analitici come la cromo grafia: mediante questo esame è possibile separare, ad esempio, un’ignota polvere bianca nei suoi componenti chimici.

È sufficiente far scorrere diversi prodotti chimici su una superficie come una striscia di carta o attraverso una colonna con la consistenza di Jell-O osservando velocità diverse: questo può accadere a seconda di quanto piccole sono le particelle chimiche e della loro composizione.

Successivamente, si annota quanto ha viaggiato ogni sostanza chimica e si controlla se quanto rilevato corrisponde ai risultati attesi per il farmaco ipotizzato in precedenza.

 

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